martedì 6 luglio 2010

I: Sono un agente di viaggio rubata dal blog di orsella, sempre attuale di questa stagione



 
Sono agente di viaggio... ho un master in vendita, contabilità, relazioni
pubbliche, marketing, amministrazione d'impresa, ingegneria, meteorologia,
informatica, geografia, psicologia, direzione e parlo 8 lingue.
Sono agente di viaggio... ovvio che ricordo il numero di conferma della
prenotazione che Lei mi ha fatto 6 anni fa, anche se Lei non si ricorda se è
stata fatta a suo nome o a nome del suo primo marito.
Sono agente di viaggio... non c'è nessun problema a trovarle 7 suite
comunicanti con vista mare in zona non fumatori di cui 3 con 2 letti
separati e 4 con letti matrimoniali di dimensioni di quelli italiani e sono
completamente d'accordo con Lei che è colpa mia che l'hotel non abbia
un'area per l'atterraggio del suo elicottero e una piscina privata per ogni
suite.
Sono agente di viaggio... ovvio che mi è chiaro che quando Lei mi inoltra
una richiesta impegnativa per il venerdì in realtà la voleva per il sabato.
Sono agente di viaggio... ovvio che sto mentendo quando Le dico che non ci
sono più posti alla tariffa più economica e che non ci sono più camere a
Venezia per il carnevale prenotando con BEN 3 giorni di anticipo.
Sono agente di viaggio... no, non c'è nessun problema per noi nel costruire
qualche camera in più nell'hotel che Lei preferisce e, già che ci siamo, in
questa occasione non ci scorderemo di creare l'area di atterraggio per
elicotteri.
Sono agente di viaggio... so controllare la tariffa aerea per tre persone,
fare sei prenotazioni e rispondere a 15 chiamate tutto nello stesso tempo.
Sono agente di viaggio... ovvio che so quanto dista un negozio di
pelletteria dal suo hotel di San Pietroburgo e che clima ci sarà tra 3
settimane a Seattle.
Sono agente di viaggio... è ovvio che sono io responsabile per il pessimo
pranzo in aereo, per l'eccesso di traffico aereo e i conseguenti disagi, per
gli scioperi, per l'esplosione della macchina noleggiata, per l'overbooking,
perché dovevo immaginare che Lei si aspettava una camera più grande, per la
pulizia della camera, per la maleducazione dell'addetto alla reception del
suo albergo, perchè doveva essere operato e non aveva assicurazione medica e
non si ricorda che gliel'avevo proposta e sono responsabile anche per l'
uragano che ha fatto danni sulla Riviera Maya.
Sono agente di viaggio... come Le viene in mente che mi dispiaccia se, dopo
che ho passato più di 10 ore a preparare il suo viaggio e itinerario, Lei mi
dice: "alla fine l'ho prenotato da solo in internet e ho risparmiato più
della metà!"?! Ed è ovvio che non me la prendo quando ricevo una chiamata
sul cellulare a mezzanotte per dirmi che il biglietto che Lei ha comprato in
internet era in overbooking e che ora Lei è sperso "in mezzo al nulla" e non
sa cosa fare visto che Le hanno cancellato la prenotazione e non può
chiamare nessun fornitore internet per una riprotezione su un altro volo.
Sono agente di viaggio... mi fa piacere quando la gente mi si avvicina nel
mezzo di una festa o in spiaggia e si aspetta che io sappia a memoria la
tariffa di un volo Madrid>Katmandu e la frequenza dei voli
Dusseldorf>Dublino.
Sono agente di viaggio... mi delizia sapere che tutti sono convinti che
viaggio ovunque gratis e che conosco anche i paesini più sperduti del mondo
intero.
Io sorrido, simpatizzo, empatizzo, somatizzo, consolo, ascolto, subisco,
assisto, rispondo al telefono, prenoto, modifico, stampo i biglietti,
controllo i documenti, faccio gli incassi, sbrigo le pratiche con l'
assicurazione, mi occupo dei contenziosi e dei rimborsi, lotto con il tour
operator, combatto con le compagnie aeree, sorrido ancora, faccio l'
archivio, batto a macchina, faccio copie e aggiusto la stampante.
Sono agente di viaggio.
Grazie per avere fiducia in me.
 
 

inferno e paradiso

 

Un Sant'uomo ebbe un giorno da
conversare con Dio e gli chiese :
«Signore, mi
piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno»

Dio
condusse il sant'uomo
verso due porte.
Ne aprì una e gli permise di
guardare all'interno.
C'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro
della
tavola si trovava un grandissimo recipiente contenente
cibo dal
profumo delizioso.
Il sant' uomo sentì l'acquolina in bocca.

Le
persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e
malato.
Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei
cucchiai dai manici
lunghissimi, attaccati alle loro
braccia.
Tutti potevano raggiungere il
piatto di cibo e raccoglierne un
po', ma
poiché il manico del cucchiaio
era più lungo del loro braccio non
potevano accostare il cibo alla
bocca.
Il sant'uomo
tremò alla vista della loro miseria e delle loro
sofferenze.
Dio disse: "Hai appena visto l'Inferno".
Dio e l'uomo si
diressero verso la seconda porta.
Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide
era identica alla precedente.
C'era la grande tavola
rotonda, il
recipiente che gli fece venire
l'acquolina.
Le persone intorno alla
tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi
manici.
Questa volta,
però, erano ben nutrite, felici e conversavano tra di
loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio :
«Non
capisco!»
- E' semplice, - rispose Dio,
- essi hanno imparato che il manico del
cucchiaio troppo lungo, non
consente di nutrire
se' stessi....ma
permette di nutrire il proprio
vicino. Percio' hanno imparato a
nutrirsi gli uni con gli altri !
Quelli
dell'altra tavola, invece, non pensano che a loro stessi...
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura...La differenza la
portiamo dentro di noi!!!
Mi permetto di aggiungere...
"Sulla terra c'è
abbastanza per soddisfare i bisogni di tutti ma non per
soddisfare
l'ingordigia di pochi.
I nostri pensieri, per quanto buoni possano
essere, sono perle false
fintanto che non
vengono trasformati in
azioni.
Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo".
Mahatma
Gandhi.

 

venerdì 2 luglio 2010

L' Aquila



 
 TESTIMONIANZA dall'Aquila

Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero crediti, per conto di Sky.
Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.

Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho lasciato la mia casa e non vi ho più fatto ritorno.
Causa terremoto.
Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.

Ammutolisce.
Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi di dovere.

Poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a posto.
Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un paio di anni fa.
Ne è rimasta affascinata.
Ricorda in particolare una scalinata in selci che scendeva dal Duomo verso la basilica diCollemaggio.
E mi sale il groppo alla gola. Le dico che abitavo proprio lì.
Lei ammutolisce di nuovo.
Poi mi invita a raccontarle cosa è la mia città oggi.
Ed io lo faccio.
Le racconto del centro militarizzato.
Le racconto che non posso andare a casa mia, quando voglio.
Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.
Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.
Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.
E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.
Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i contributi, anche se non lavoriamo.
Le racconto che pagheremo l'ICI ed i mutui sulle case distrutte. E ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.
Anche per chi non ha più nulla.
Che, a luglio, un terremotato con uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di retribuzione netta.
Che non solo torneremo a pagare le tasse, ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.
Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.

Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.
Che io pago, in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.
La sento respirare pesantemente.
Le parlo dei nuovi quartieri costruiti a prezzi di residenze di lusso.
Le racconto la vita delle persone che abitano lì.
Come in alveari senz'anima.
Senza neanche un giornalaio, un bar.
Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro terra. Lontani chilometri e chilometri.
Le racconto dei professionisti che sono andati via.
Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto calo.
Le racconto di una città che muore.
E lei mi risponde, con la voce che le trema:

"Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi.
Dovete dirglielo. Chiamate la stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono voi fate girare